Si può prevenire l’obesità grazie al microbiota?

Oggi l’obesità e il sovrappeso si stanno diffondendo con una velocità allarmante nei paesi industrializzati, portando a ripercussioni negative dal punto di vista sociale ed economico.

Il peso in eccesso non è solo problema estetico, ma può causare gravi stravolgimenti nello stile di vita di chi ne è vittima, provocando spesso l’insorgenza di malattie rischiose ed invalidanti, dal punto di vista sia fisico che psicologico.

Per assurdo, è proprio il livello di benessere che è stato raggiunto negli ultimi anni a nuocere gravemente sulla salute di molte persone.

Tra i principali responsabili dell’obesità troviamo infatti:

  • lo stile di vita più sedentario, agevolato dalle molte comodità e dall’utilizzo di pc e dispositivi elettronici; 
  • la disponibilità di cibo in eccesso, spesso privo di nutrienti sani e ricco di apporto calorico.

Questi fattori, in primis, stanno innalzando vertiginosamente il rischio di malattie, come il diabete, la Sindrome Metabolica, le alterazioni a carico del fegato e problematiche a livello cardiovascolare.

Poco movimento e cibi sbagliati: sono davvero gli unici colpevoli?

Indagare le cause è sicuramente il primo passo per cercare di arginare il problema e trovare una soluzione definitiva all’obesità dilagante.

Oltre allo stile di vita più sedentario e ai cibi scelti, un ruolo centrale è svolto dal comportamento alimentare a 360°.

Assumono così estrema importanza anche gli orari durante i quali si consuma il pasto e la dinamica dei processi digestivi, che va ad influenzare l’assimilazione dei nutrienti. Infatti, tutto ciò che ingeriamo può modificare, nel tempo, la composizione delle popolazioni microbiche che abitano il nostro intestino.

Non c’è da sorprendersi di questo, dal momento che ospitiamo – in particolare a livello intestinale – circa 1014 microrganismi di vario tipo: soprattutto batteri, ma anche virus, protozoi e funghi.

Quando l’equilibrio naturale subisce un’alterazione significativa, si verifica di conseguenza:

  1. una diversa utilizzazione dei nutrienti che può condurre all’aumento di peso;
  2. una propensione ad alimentarsi in modo non corretto, influenzando i segnali che ci guidano nella scelta di cosa e quando mangiare.

Alla luce di tutte queste informazioni, negli ultimi anni il mondo medico-scientifico si è concentrato sull’analisi del ruolo che il microbiota intestinale svolge nell’ambito dell’obesità, giungendo a conclusioni sorprendenti.

Sembrerebbe, infatti, che il microbiota sia responsabile di influenzare molti aspetti legati alla nostra alimentazione.

Cos’è il microbiota intestinale e perché è collegato ai chili in eccesso

Prima di approfondire il discorso, è bene capire che cos’è il “microbiota”. Si tratta dell’insieme di microorganismi presenti nel nostro intestino e che possiamo reputare “essenziali per la vita”. Infatti, sono responsabili del corretto svolgimento di molte attività quotidiane: la regolazione della peristalsi, l’assorbimento di vitamine e minerali, la sintesi di elementi fondamentali – come la Vitamina K – e la fermentazione di fibre che non sarebbero altrimenti assimilabili.

Inoltre, il microbiota collabora nel mantenimento dell’integrità della mucosa intestinale, ci difende da potenziali patogeni o allergeni e supporta il nostro sistema immunitario.

Quindi possiamo dire che il microbiota è un potente alleato per mantenere un ottimo stato di salute.

Se il microbiota non lavora correttamente, si può andare, però, incontro alla disbiosi.

La disbiosi è lo squilibrio tra le comunità microbiche dell’intestino e si presenta come risultato di una scorretta alimentazione.

Può essere causata, ad esempio, da diete sbilanciate – ricche in calorie provenienti da carne, latticini e grassi vegetali idrogenati – ed estremamente povere di fibre.

Anche i dolcificanti possono modificare sensibilmente la composizione del microbiota.

In caso di disbiosi, si assiste ad una serie di conseguenze sul metabolismo:

  • squilibrio nella fermentazione delle fibre ed aumentato assorbimento (circa 2 kcal in più per grammo di fibra ingerita);
  • un maggior accumulo e produzione di adipociti, ovvero le cellule del tessuto adiposo;
  • alterazione della permeabilità intestinale, con assorbimento di nutrienti e tossine che possono portare a loro volta a:
  • una infiammazione locale e generalizzata;
  • intolleranza al glucosio/diabete;
  • mancata regolazione della dopamina e serotonina, gli ormoni coinvolti nei meccanismi di appetito e ricerca del cibo.

È stato visto, in particolare, che dopo il ripristino di una dieta normale e perdita di peso, la composizione batterica intestinale risulta comunque modificata, a indicare che la dieta è il principale fattore responsabile dei cambiamenti nel microbiota associati all’obesità.

Il problema della disbiosi è che spesso innesca una sorta di “circolo vizioso”: può, infatti, causare un aumento di peso, che comporta i disordini dell’equilibrio intestinale e che, a loro volta, sono responsabili dell’accumulo di chili in eccesso, ecc.

Questo potrebbe spiegare come mai gli esperti hanno rilevato da studi condotti su individui obesi che, una volta messi a dieta, perdevano comunque meno peso rispetto alle persone con un microbiota più equilibrato.

Perciò una dieta restrittiva che non porta buoni risultati potrebbe venire ostacolata proprio da un microbiota alterato.

Inoltre, degli studi molto interessanti, hanno dimostrato che topi privi di microbiota ricavano meno energia dagli alimenti rispetto ai topi normali.

Ma non è tutto.

Si è visto che il trasferimento del microbiota provoca nel topo che lo riceve un aumento del peso e della massa grassa, in misura maggiore se si tratta di microbiota proveniente da topi obesi (o anche esseri umani obesi).

Come è possibile questo?

I ricercatori hanno evidenziato che la principale disbiosi intestinale associata all’obesità sembra dovuta all’aumento del rapporto tra Firmicutes e Bacteroidetes (riduzione dei Bacteroidetes) ed una diminuzione del numero totale di specie presenti.

In pratica, si è visto in questi studi che l’aumento di peso può essere determinato da un’alterazione del normale equilibrio, associata ad una riduzione della diversità delle specie che compongono il microbiota.

Per questo è importante mantenere sempre il microbiota al suo livello ottimale!

Secondo quanto visto fin’ora, la modulazione del microbiota appare una strada interessante nella gestione dell’obesità.

Come ripristinare correttamente il microbiota ed assicurarsi uno stato di benessere generale

Per mantenere l’equilibrio della flora batterica, è raccomandata l’integrazione con i suoi naturali componenti:

Probiotici: microrganismi vivi che, somministrati in adeguata concentrazione, conferiscono effetti benefici all’ospite;

–  Prebiotici: polisaccaridi non digeribili che promuovono la produzione e la crescita di batteri intestinali.

Le abitudini alimentari, a questo punto, rivestono un ruolo di primo piano.

È innegabile che un organismo con un buon equilibrio “interno” sperimenti uno stato di salute globale migliore.

Gli studi suggeriscono che l’integrazione con probiotici e prebiotici per via orale possa apportare dei reali benefici, come ad esempio favorire:

  • la diminuzione del colesterolo totale e di quello “cattivo”;
  • il mantenimento della glicemia sotto controllo;
  • il corretto Indice di Massa corporea e la riduzione del grasso viscerale;
  • un abbassamento delle sostanze infiammatorie, come l’interleuchina 6 (IL6) ed in TNF-alpha;
  • un miglior controllo dell’appetito.

Tra i tanti studi, un ruolo benefico anti-obesità è stato riscontrato per alcuni ceppi di lattobacilli (tra cui L. rhamnosus, L. gasseri e L. plantarum) e bifidobatteri (tra cui B. longum, B. breve e B. bifidum) ed alcun ricercatori suggeriscono che la supplementazione con multipli ceppi microbici sia migliore che interventi con singoli ceppi.

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