Microbiota e tumore alla prostata: sono davvero collegati?

La prostata è una ghiandola annessa all’apparato urogenitale maschile.

Con il tempo tende a modificarsi: spesso, con l’età, aumenta di volume e può creare alcuni disturbi urinari.

Questa condizione è nota come “ipertrofia prostatica benigna” ed è molto comune negli uomini.

Non sempre si avvertono dei sintomi, ma in alcuni casi l’ipertrofia prostatica benigna può rivelarsi decisamente fastidiosa, soprattutto se si verifica un’ostruzione del canale, poiché si può andare incontro a difficoltà nello svuotamento corretto della vescica. Il soggetto che ne è colpito può notare allora un flusso urinario intermittente, fitte di bruciore, sensazione di mancato svuotamento vescicale e bisogno di recarsi spesso in bagno, soprattutto di notte.

Ma se l’ipertropfia prostatica benigna non provoca gravi conseguenze, ben diverso è il discorso legato al cancro alla prostata, la neoplasia più diffusa tra gli uomini.

Nonostante vengano effettuate circa un milione di nuove diagnosi ogni anno, si sa ben poco riguardo la sua eziologia.

I ricercatori hanno formulato varie ipotesi alla base del tumore prostatico.

Innanzitutto sembra che ci possa essere una correlazione con alcune caratteristiche individuali, quali:

  • la razza;
  • i fattori ereditari (chi ha un familiare affetto ha più probabilità di svilupparlo);
  • lo stile di vita;
  • l’ambiente;
  • l’età con le sue modificazioni ormonali;
  • la composizione corporea e in particolare la quantità di massa grassa.

Tuttavia, negli ultimi anni è emerso che anche i processi infiammatori potrebbero svolgere un ruolo importante, accelerando in qualche modo la comparsa della neoplasia.

Non si sa ancora bene quale forma infiammatoria sia soprattutto coinvolta, perché potrebbe trattarsi di:

  1. Infiammazione diretta, che in questo caso prende il nome di “prostatite”, perché appunto è localizzata a livello della prostata.

In particolare si sospetta di quella in forma cronica, ovvero prolungata nel tempo e spesso asintomatica.

  • Infiammazione sistemica, che interessa cioè tutto l’organismo.

Nel caso della prostatite, poi, questa può essere di origine batterica o può manifestarsi come fenomeno infiammatorio senza colonizzazione microbica.

La prostatite batterica dipende anche dal Microbiota?

Se consideriamo la prostatite batterica, anche qui si stanno ancora indagando le cause specifiche.

Questo perché la prostata è un compartimento difficile da raggiungere e dunque non è facile studiarla in soggetti sani (che non devono cioè sottoporsi a biopsia, una pratica utile ad ottenere campioni di tessuto in fase diagnostica).

Molte domande potrebbero allora sorgere sull’argomento:

  • Esiste un microbiota prostatico nativo?
  • Se si, questo microbiota risulta alterato nella prostatite batterica – ed eventualmente nel tumore – oppure l’arrivo dei batteri è sempre un fatto esterno?

A questo punto viene anche spontaneo chiedersi:

  • Quanto influisce il microbiota – ed eventualmente uno stato di disbiosi (collegata all’ infiammazione) – sullo sviluppo delle malattie della prostata?

Ma non solo: sarebbe interessante riuscire ad approfondire a quale microbiota (inteso come complesso di batteri “ospiti”) sia meglio fare riferimento, se il microbiota intestinale o quello urinario.

Questo perchè alcuni studi hanno evidenziato delle somiglianze tra il microbiota orale e quello prostatico nei pazienti con periodontiti, quasi a segnalare una possibile diffusione verso il basso dei microrganismi in individui che presentano un’infiammazione attiva a livello del cavo orale.

Gli scienziati stanno anche valutando se il microbiota possa avere peso solo sulla comparsa delle patologie o anche sulla loro progressione e risposta alle terapie correlate.

E pare che anche in questo caso, la risposta sia affermativa, volendo rimarcare, ancora una volta, il ruolo di primo piano del microbiota sul benessere generale dell’organismo.

Al di là di queste domande ancora aperte, gli studi effettuati fin’ora hanno dimostrato che:

  • L’infiammazione è di per sé un fattore di rischio, dal momento che accresce la produzione di radicali liberi ed accelera il rinnovo delle cellule, aumentando le probabilità di “errori” a livello di DNA cellulare e quindi la possibilità di contrarre una neoplasia.
  • La disbiosi – ovvero lo squilibrio microbico dovuto alla proliferazione preminente di microorganismi cattivi – in una specifica regione ha effetti anche su compartimenti distanti:
  • Altera la pemeabilità delle mucose, consentendo il passaggio di tossine batteriche e di molecole proinfiammatorie, che possono così diffondersi in tutti gli altri organi.
  • Lo stesso passaggio è facilitato anche per i microrganismi più aggressivi, in genere quelli responsabili della stessa disbiosi.
  • La funzionalità del sistema immunitario risulta modificata e diventa una sentinella meno “attenta” nel difendere il nostro organismo.

Ecco cosa evidenziano gli studi effettuati a livello prostatico

Alla luce di tutte le osservazioni fatte dagli scienziati e sopra riportate, diversi studi si sono soffermati ad indagare il ruolo del Microbiota nell’evitare l’infiammazione e la proliferazione di batteri nocivi a livello prostatico.

Ecco cosa è emerso:

  • La prostata nativa non possiede un suo microbioma, vista anche la natura ostile del liquido prostatico che è ricco di sostanze batteriostatiche/battericide.
  • La presenza di batteri nella prostata sarebbe dunque propria di uno stato patologico e non una condizione normale e fisiologica.
  • L’infezione della prostata da parte di patogeni e, come conseguenza, lo sviluppo di una infiammazione cronica in situ è legata ad un aumentato rischio di neoplasia.
  • Il tessuto tumorale contiene vari ceppi batterici correlati alla infiammazione ed alle infezioni urogenitali (tra i quali: Enterobacteriaceae e i generi Escherichia, Pseudomonas, Propionibacterium, Anaerococcus, Staphylococcus).

Il microbiota intestinale può aiutare a prevenire il tumore della prostata?

È stato visto che il microbiota di soggetti con tumore alla prostata è differente da quello di uomini sani, in particolare con maggior abbondanza di generi Bacteroidetes e Streptococcus.

A livello di ricerca sull’apparato urinario, i lavori sembrano orientarsi verso una correlazione positiva:

  • Un’alterazione del microbiota urinario sembra collegata all’infiammazione della prostata e ad un’eventuale insorgenza tumorale.

Fa riflettere soprattutto la contiguità anatomica, per cui il tratto urinario può facilmente essere fonte di contaminazione batterica e di infiammazione per la prostata. 

  • Il microbiota urinario maschile “normale” è risultato prevalentemente formato da Corynebacterium, Staphylococcus, Streptococcus.

Negli uomini con prostatite cronica, il microbiota urinario è ricco di Bacteroides e Clostridia mentre sono poco rappresentati generi come Lactobacillus, Escherichia e Staphylococcus.

Cosa vuol dire questo?

Che il microbiota dei soggetti affetti da neoplasia presenta uno squilibrio.

Infatti, in alcuni soggetti con tumore della prostata il microbiota urinario era stabile in termini di quantità microbica, ma risultava modificato dal punto di vista della qualità.

In particolare, presentava una bassa biodiversità e abbondanza in specie proinfiammatorie (come Streptococcus anginosus, Anaerococcus lactolyticus, Anaerococcus obesiensis, Varibaculum cambriense e Propionimicrobium lymphophilum e di uropatogeni come le specie Ureaplasma).

Una importante osservazione, inoltre, è che la composizione alterata del microbiota può influire sulla progressione della malattia e sulla risposta alle terapie.

Come favorire allora la prevenzione della neoplasia prostatica?

Dopo aver valutato attentamente tutti i meccanismi che favoriscono l’insorgere della malattia, si può dire che esistono degli accorgimenti capaci di promuovere uno stato di equilibrio e benessere dell’organismo, quali:

  • Seguire una dieta mediterranea a basso contenuto di grassi;
  • Adottare un corretto stile di vita;
  • Integrare l’alimentazione con probiotici per:
  • Offrire un valido supporto al sistema immunitario;
    • Mantenere l’integrità delle mucose;
    • Favorire la produzione di sostanze ad azione antimicrobica;
    • Agevolare la competizione con batteri patogeni;
    • Promuovere il corretto assorbimento dei nutrienti;
    • Esercitare un controllo metabolico della glicemia, utile a mantenere il peso corporeo;
    • Stimolare la corretta sintesi della vitamina D (gli studi indicano un ruolo protettivo nell’insorgenza e progressione del tumore alla prostata).

Quali probiotici scegliere?

I probiotici, non sono tutti uguali.

Come abbiamo visto, il microbiota intestinale si basa su un delicato equilibrio tra le biodiversità delle specie presenti e questo dev’essere mantenuto per favorire una condizione di salute e benessere generale.

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