Terapie, nutrizione e prevenzione mirate: si potranno personalizzare in base al proprio microbiota?

Il nostro organismo è popolato da microrganismi che contribuiscono alle funzioni vitali ed alla salute complessiva in quasi ogni organo/apparato.

Ad ogni modo, il distretto più colonizzato – e anche più studiato e conosciuto rispetto ad altri – è l’intestino, che ha una biomassa microbica di 0.15 Kg.

Il MICROBIOTA varia considerevolmente tra gli individui, e questo è stato dimostrato da numerosi progetti di ricerca, tra i quali: HMP (NIH Human Microbiome Project) e MetaHIT (European Metagenomics of the Human Intestinal tract Project).

Inoltre, il microbiota varia anche nel corso della vita del singolo individuo (infanzia- età adulta – vecchiaia), poiché viene influenzato dalla alimentazione, dallo stile di vita, dai farmaci assunti e non solo.

Un’idea che attrae molto gli studiosi è quella di raggruppare gli individui in macro-gruppi, accomunati tra loro da somiglianze nel microbiota.

Questo permetterebbe di studiare meglio il legame tra la composizione microbica e la nostra salute, di pianificare interventi di prevenzione ed approfondire il discorso della nutrizione e terapia “individualizzata”.

Cosa troviamo nel nostro microbiota?

In generale, possiamo dire che i più abbondanti nell’organismo sono i PHYLA Bacteroides e Firmicutes e ognuno di questi Phyla è composto poi da molte SPECIE.

Per questo è importante sempre specificare, per non fare confusione, a che livello di microbiota ci si sta riferendo:

  1. PHYLA: si riscontra una certa omogeneità.
  • SPECIE: si ha una grande variabilità tra gli individui, ma anche nello stesso individuo se analizzato in momenti diversi della vita.

Questo è uno dei motivi per cui una classifica basata sul microbiota può risultare molto complessa.

Odamaki T. BMC Microbiology 2016.
Rinninella E. Microrganisms 2019.

La classificazione del microbiota intestinale in Enterotipi:
perché può diventare un indicatore utile

Nel 2011, Arumugam, dopo aver eseguito degli studi di metagenomica su campioni fecali, propose la classificazione dei batteri intestinali in tre gruppi principali differenti, detti “ENTEROTIPI”.

Questi risultavano indipendenti da età, sesso e area geografica, ma legati all’alimentazione e allo stile di vita.

La classificazione era stabilita in base alla variazione dei livelli di tre famiglie “rappresentative”:

  1. Bacteroides (Enterotipo 1 o ET B);
  2. Prevotella (Enterotipo 2 o ET P);
  3. Ruminococcus (Enterotipo 3 o ETF).

L’Enterotipo 3 può anche essere rappresentato dalla presenza di Lachnospiraceae, a causa di incertezze di classificazione tra questi e le Ruminococcaceae.

A livello metabolico gli enterotipi mostrano delle differenze:

ENTEROTIPO 1 (Bacteroides e Parabacteroides):

  • Trae energia da carboidrati e proteine per fermentazione, glicolisi e metabolismo dei pentoso-fosfati, avendo un set di enzimi adatti (proteasi, galattosidasi ecc).
  • Sintetizza le vitamine del gruppo B (biotina, riboflavina, acido pantotenico) e la vitamina C.
  • È correlato ad un aumentato tono infiammatorio.
  • Di solito è legato a diete povere di fibre e ricche di grassi animali e proteine.

ENTEROTIPO 2 (Prevotella e Desulfovibrio):

  • Caratterizzato da specie in grado di degradare la mucina che riveste la mucosa intestinale.
  • Queste specie sintetizzano le vitamine del gruppo B (tiamina e acido folico).
  • Può predisporre a sviluppo di Candidosi.
  • Si ritrova in individui con alto consumo di carboidrati e fibre.

ENTEROTIPO 3 (il più comune: Ruminococcus e Akkermansia):

  • Caratterizzato da specie che degradano la mucina.
  • Favorisce l’assorbimento degli zuccheri.
  • È capace di indurre la produzione di citochine e quindi di modulare il sistema immunitario.
  • È caratteristico di una alimentazione a base di zuccheri semplici.
  • Può predisporre all’aumento di peso ed alla aterosclerosi.

E tu a quale Enterotipo appartieni?

Oggi è possibile analizzare il proprio enterotipo grazie a kit appositi.

Conoscere l’enterotipo di appartenenza ti permette, idealmente, di capire a che rischi si è maggiormente predisposti e che interventi attuare per prevenire e trattare alcune condizioni.

È una strada attraente che va ancora approfondita ma che consentirà di stabilire approcci più naturali, duraturi e individualizzati per la conservazione della salute.

Alcuni esempi:

  1. Un individuo con impoverimento del phyla Firmicutes, dei Bifidobatteri ed un aumento di Proteobacteria, Bacteroides, Streptococchi, Escherichia coli, avrà un rischio maggiore di sviluppare insulino-resistenza, iperinsulinismo, obesità e la Sindrome Metabolica.
  • Soggetto con aumento del phyla Firmicutes, Proteobacteria, Actinobacteria verso una diminuzione di Bacteroides, che mostrerà livelli aumentati di TMAO (Trimetilammina-N-Ossido) con aumento del rischio di aterosclerosi e malattie cardiovascolari.

Come è logico dedurre, la persona del caso A avrà necessità di un approccio dietetico diverso da quella con le caratteristiche del caso B.

Un individuo del caso A, con impoverimento del phyla Firmicutes e dei Bifidobatteri e ad un aumento di alcuni Bacteroides, Enterobatteri e Prevotella, è propenso ad avere una modificazione della permeabilità intestinale, con possibilità di:

  • traslocazione di tossine quali i lipopolisaccaridi batterici;
  • risposta infiammatoria locale (malattie infiammatorie intestinali croniche, tra cui il Crohn, le diverticoliti, la retto-colite ulcerosa);
  • risposta infiammatoria sistemica (alterazioni epatiche della NAFLD: Non-Alcholic Fatty Liver Disease).

Le differenze sono notevoli se consideriamo che invece un soggetto appartenente al CASO B può presentare una diminuzione del phyla Bacteroides e dei Bifidobatteri, e potrà quindi più facilmente esaurire i sistemi antiossidanti, andando incontro a invecchiamento precoce e malattie degenerative come l’osteoporosi e l’Alzheimer.

Come possiamo notare, quello relativo al microbiota è un campo di ricerca stimolante, in continua evoluzione. E ci conduce verso una medicina dell’individuo, sempre più personalizzata sia in termini di terapia che di miglior prevenzione, intesa anche come alimentazione e utilizzo di integratori naturali.

Come mantenere al meglio il proprio microbiota

Abbiamo visto che un’integrazione corretta a base di probiotici aiuta a mantenere un microbiota sano e a ristabilire l’equilibrio intestinale alterato dall’assunzione di antibiotici, stress o variazioni della dieta.

Sul mercato sono presenti parecchi integratori in diverse formulazioni, tuttavia bisogna fare molta attenzione nella scelta dell’integratore corretto.

Non tutti i probiotici sono formulati adeguatamente e il loro effetto sul benessere intestinale può risultare limitato.

Ricordiamo a proposito che i probiotici devono possedere delle caratteristiche molto specifiche per poter essere definiti tali (Leggi anche: Che cosa sono i probiotici? Scopri le caratteristiche che devono avere per essere definiti tali.)

Nella giungla di integratori in commercio, non tutti sono a base di probiotici ed il loro effetto benefico sull’organismo può risultare, in realtà, limitato.

Il MASUROTA®: un integratore di probiotici dalla formulazione unica, studiato per riequilibrare il benessere della flora batterica intestinale

Proprio per favorire il corretto ripristino del microbiota intestinale ed aiutare l’organismo a prevenire gli squilibri collegati ad una sua alterazione, nasce MASUROTA®.

Frutto degli studi clinici e dalla collaborazione di Deltha Pharma con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, ha una formulazione unica sviluppata proprio per imitazione del microbiota di un donatore sano.

MASUROTA® è un consorzio di 9 ceppi probiotici ad alto dosaggio, in 2 formulazioni, rispettivamente di 25 e 50 miliardi di cellule vive e vitali, associate al prebiotico inulina.

Ogni ceppo presenta caratteristiche benefiche peculiari, tra cui la competizione con ceppi patogeni, il mantenimento del corretto pH, il supporto al sistema immunitario e la conservazione dell’integrità mucosale, come descritto in letteratura.

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REF

  • Arumugam M et al. Enterotypes of the human gut microbiome. Nature 2011 May 12; 473(7346): 174–180. doi:10.1038/nature09944;
  • Costea PI et al. Enterotypes in the landscape of gut microbial community composition. Nat Microbiol 2018 January; 3 (1): 8–16. doi:10.1038/s41564-017-0072-8;
  • Odamaki T et al. Age-related changes in gut microbiota composition from newborn to centenarian: a cross-sectional study. BMC Microbiology 2016; 16:90;
  • Rinninella E et al.  What is the healthy gut microbiota composition? A changing ecosystem across age, environment, diet and diseases. Microorganisms 2019, 7, 14. doi:10.3390/microorganisms7010014;