Microbiota e tiroide: cosa si è scoperto in 100 anni di studi

La TIROIDE è una ghiandola formata da due lobi e situata alla base del collo, davanti alla trachea. Pesa normalmente 20-30 g e produce il T4 (TIROXINA) ed il T3 (TRIIODOTIRONINA) sotto il controllo del sistema nervoso centrale, grazie al cosiddetto asse ipotalamo-ipofisi-tiroide.

  • Il T4 contiene 4 atomi di iodio ed è prodotto in maggior quantità, ma è la forma meno attiva.
  • Il T3, con 3 atomi di iodio, è anch’esso prodotto dalla tiroide ma in minor quantità.

È anche ottenuto a partire dal T4 per opera di enzimi detti DESIODASI presenti in altri tessuti (fegato rene, cute, muscoli scheletrici, cuore). Il T3 è l’ormone tiroideo che produce i maggiori effetti metabolici nell’organismo.

Gli ormoni tiroidei agiscono a livello delle cellule bersaglio, inducendo:

  • un aumento del metabolismo basale,
  • sintesi di proteine,
  • mobilizzazione di lipidi e carboidrati,
  • produzione di energia.

Se presenti nella giusta misura hanno un effetto anabolico, mentre se sono in eccesso hanno un effetto catabolico, cioè un eccessivo consumo delle risorse dell’organismo.

Le affezioni della tiroide sono genericamente dette TIREOPATIE e sono le malattie endocrine (del sistema ormonale) più diffuse. Si calcola che il 50% della popolazione sana abbia dei noduli tiroidei.

Tra i soggetti con tireopatia:

  • 15% ha un gozzo palpabile,
  • 10% ha alterazioni funzionali,
  • 5% ha iper- o ipotiroidismo sintomatico.

TIROIDE-INTESTINO: UN LEGAME BIDIREZIONALE

L’esistenza di un legame tra tiroide ed intestino sta compiendo i 100 anni.

Infatti, già all’inizio del Novecento, A. Lane notò che l’accumulo di tossine in soggetti con stitichezza aveva degli effetti sulla tiroide.

In effetti, la presenza degli enzimi desiodasi a livello intestinale fa si che il tubo digerente sia una fonte di T3 rilevante (20% del totale) e un potenziale “regolatore” della tiroide, vista l’ampiezza della mucosa intestinale.

Come sempre, quando si parla di intestino e microbiota, le comunicazioni sono BIDIREZIONALI.

Infatti, anche la tiroide influenza il funzionamento dell’apparato gastrointestinale.

In particolare:

  • L’ipertiroidismo porta diarrea.
  • L’ipotiroidismo porta vomito, reflusso acido, stipsi, disturbi della digestione.
  • Il T3 coopera con gli SCFAs (acidi grassi a catena corta, come il propionato ed il butirrato, prodotti dal microbiota) per l’integrità della mucosa intestinale.
  • Il microbiota è essenziale per lo sviluppo della tiroide, poiché fornisce attività enzimatiche che permettono il “recupero” di derivati ormonali resi inattivi e destinati all’eliminazione.

Inoltre, può esso stesso produrre sostanze che influenzano il sistema endocrino, specialmente per la regolazione dell’appetito, dei livelli di glicemia, del peso corporeo.

  • Il microbiota reagisce allo stress ed agli aumenti di ormoni sessuali, adrenalina e T3.

Intuire il legame reciproco tra microbiota e tiroide è dunque facile.

Se non bastasse, bisogna ricordare che:

  • L’intestino ospita un importante distaccamento del sistema immunitario, il cosiddetto GALT (sistema linfoide associato alle mucose).
  • Il microbiota contribuisce al benessere ed equilibrio della mucosa intestinale, ne regola la permeabilità ed il corretto assorbimento dei nutrienti.
  • La disbiosi induce infiammazione locale, attivazione del sistema immunitario, disregolazione dell’assorbimento, aumento di permeabilità e passaggio in circolo di sostanze nocive (ad esempio il lipopolisaccaride, una tossina batterica che tra l’altro ha anche attività simil-ormonale e provoca diminuzione di T3 e di T4).

Inoltre, la disbiosi induce la possibilità di avere fenomeni infiammatori e reattivi in altri tessuti (si veda ad esempio la “neuroinfiammazione”; vedi anche Il microbiota e il suo ruolo nelle malattie neurodegenerative), compreso lo sviluppo di fenomeni autoimmuni.

  • In condizioni di disbiosi, si ipotizza che proteine intestinali modificate possano assumere funzioni di antigene e quindi stimolare fenomeni di autoimmunità.
  • La mancanza di iodio – elemento che deve essere assunto con la dieta, in quanto non prodotto dall’organismo – influenza la funzionalità della tiroide.

Durante trattamenti antibiotici che hanno impatto sul microbiota (Leggi anche: Le terapie farmacologiche possono danneggiare il microbiota: è possibile evitarlo?), lo iodio è assorbito più lentamente.

  • Le più comuni affezioni tiroidee hanno una base autoimmune.

Le ATD (Autoimmune Thyroid Diseases) comprendono:

  •  Il Morbo di Graves-Basedow

 La tiroide è stimolata a secernere ormoni in eccesso e talora ad aumentare di volume.

Si manifesta con ipertiroidismo (aumento appetito, palpitazioni/tachicardia, intolleranza al caldo, esoftalmo, tremori, ecc.) e gozzo.La tiroidite cronica autoimmune (TCA) o Tiroidite di Hashimoto Inizialmente l’alterazione della ghiandola non comporta modifiche nella funzione, ma nel tempo si manifesta ipotiroidismo (stanchezza, aumento di peso, intolleranza al freddo, bradicardia, pelle e capelli secchi, ecc.).

GLI STUDI DIMOSTRANO IL COLLEGAMENTO TRA LA TIROIDE E LA FLORA BATTERICA INTESTINALE

Una ricerca del 2014 ha mostrato come le persone che soffrono di ipertiroidismo hanno in media molti meno Bifidobatteri e Lattobacilli e molti più Enterococchi rispetto alle persone sane.

Successivamente, è stato analizzato un campione di pazienti con Morbo di Graves che mostrava una riduzione di Firmicutes ed un aumento di Bacteroidetes.

Inoltre, si è visto che soggetti con malattie infiammatorie croniche intestinali hanno una riduzione di Firmicutes e Bacteroidetes e si verifica anche un ridotto assorbimento di iodio.

Il 25% dei batteri intestinali può captare selenio e sintetizzare selenio-proteine (E. coli, Clostridia, Enterobacteria), ma la tiroide necessita di una alta concentrazione di selenio per il suo metabolismo, per cui si realizza una competizione con aumento di stress ossidativo per la tiroide e alterazione della funzione.

Lattobacilli e Bifidobatteri possono indurre produzione di anticorpi che reagiscono contro la tireoperossidasi (enzima che fissa lo iodio alla tiroglobulina) e la tireoglobulina (proteina sintetizzata dalla tiroide, precursore degli ormoni tiroidei).

I topi, ai quali viene indotta una tireopatia, hanno modificazioni del microbiota e nello specifico:

  • Ipertiroidismo indotto farmacologicamente: aumento di Ruminococcus.
  • Ipotiroidismo indotto farmacologicamente o con asportazione della tiroide: diminuzione di Prevotellaceae e aumento di Firmicutes.

Soggetti con ipotiroidismo hanno un microbiota diverso dai controlli sani (ceppi Veillonella, Paraprevotella, Neisseria e Rheinheimera), producono meno SCFAs ed hanno un livello circolante di lipopolisaccaride aumentato.

MANTENERE UN SANO MCROBIOTA È LA CHIAVE PER UN ORGANISMO IN SALUTE?

Il legame tra microbiota, disbiosi e malattie tiroidee ha ancora molto da rivelare.

Tuttavia, è reale come mostrato dal miglioramento della funzione tiroidea dopo apporto di Lactobacillus reuteri nei topi, oltre ad un effetto positivo della supplementazione con bacilli lattici in generale.

Ancora una volta si conferma, quindi, che il benessere intestinale e il ruolo del microbiota potrebbero avere una funzione di primaria importanza nel regolamentare molte funzioni del nostro organismo.

Un prodotto appositamente formulato per mantenere il benessere intestinale ripristinando correttamente la flora batterica, è il MASUROTA®.

Frutto di un progetto di collaborazione ad alto livello, tra Deltha Pharma, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Policlinico Agostino Gemelli di Roma, si tratta di una formulazione unica sviluppata proprio per imitazione del microbiota di un donatore sano.

MASUROTA® è un consorzio di 9 ceppi probiotici ad alto dosaggio, in 2 formulazioni, rispettivamente di 25 e 50 miliardi di cellule vive e vitali, associate al prebiotico inulina.

Ogni ceppo presenta caratteristiche benefiche peculiari, tra cui la competizione con ceppi patogeni, il mantenimento del corretto pH, il supporto al sistema immunitario e la conservazione dell’integrità mucosale, come descritto in letteratura.

Una formulazione che contiene ben 9 ceppi batterici con mappa genetica depositata presso l’EFSA, capaci di attraversare l’intestino – grazie alle capsule gastroresistenti con le quali viene realizzato il prodotto – e di colonizzare la mucosa intestinale.La composizione relativa ai ceppi utilizzati è unica sul mercato: il suo brevetto è attualmente depositato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

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