L’importanza del microbiota nel controllo delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI)

Così come il MICROBIOTA può assumere una funzione rilevante nella IBS, ovvero sindome dell’intestino irritabile (guarda anche art. 19: “Il Microbiota e il suo ruolo nella Sindrome dell’intestino irritabile“), anche nel caso delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) il microbiota può svolgere un’azione di controllo.

Tutt’oggi la sua influenza è oggetto di indagine ed approfondimenti da parte degli scienziati, ma i dati finora ottenuti fanno ben sperare in una terapia di prevenzione e cura in questo senso.

Note anche come IBD (Inflammatory Bowel Disease), le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) raggruppano alcune disfunzioni del tubo digerente, caratterizzate da una infiammazione cronica e ricorrente dei tessuti. I sintomi correlati non sono sempre presenti e, per questo, si assiste ad un’alternanza tra fasi di benessere e fasi di riacutizzazione della patologia.

Quali sono nello specifico le Malattie Infiammatorie Croniche intestinali (MICI)?

Non si tratta di patologie molto diffuse (200.000 persone in Italia) e sono essenzialmente rappresentate da:

  • Malattia di Crohn (MC)
  • Colite ulcerosa (CU)

Possono colpire in egual misura entrambi i sessi e il loro esordio avviene in genere tra i 20 ed i 50 anni, anche di recente, c’è stato un aumento di casi nei bambini.

-> La COLITE ULCEROSA colpisce il tratto del colon-retto.

Si manifesta con infiammazione continua della mucosa e sanguinamento rettale, che inizialmente viene interpretato come patologia emorroidaria.

Possono essere presenti anche diarrea con feci poco formate, urgenza di evacuare e sintomi extraintestinali, quali:

Infiammazione articolare e dolore alle ossa;
Infiammazione a pancreas e fegato, che si manifesta con un colorito giallognolo della sclera (la “parte bianca dell’occhio”), associata spesso a bruciore e rossore oculare;

Noduli cutanei caldi e arrossati o comparsa di ulcere alle gambe.

-> La MALATTIA DI CROHN coinvolge tutto il tubo digerente in maniera segmentaria, e si manifesta con la presenza di ulcere distribuite “a salto”, ovvero lesioni del tessuto che possono comparire lungo l’intero tratto, a partire dalla bocca fino all’ano, anche se più spesso è localizzata nell’intestino.

La Malattia di Crohn è spesso accompagnata da diarrea cronica e dolore addominale. Ma non solo: chi ne è affetto può presentare anche malassorbimento, dimagrimento, anemia, febbre.

Proprio a causa di questi sintomi può, in prima battuta, essere confusa con la IBS (Sindrome dell’Intestino Irritabile), rendendo più difficile la diagnosi iniziale.

C’è da dire, comunque, che la sintomatologia rimane molto varia, a seconda del tratto coinvolto e non mancano anche eventuali sintomi extraintestinali.

Tra le possibili complicanze ricordiamo:

  • stenosi (restringimento patologico di un tratto del tubo digerente)
  • perforazioni intestinali
  • fistole (canalicoli patologici che fungono da tramite anomalo tra due organi o tra un apparato interno e la cute).

La diagnosi delle IBD non è sempre facile.

Spesso avviene in maniera ritardata rispetto all’esordio e in molti casi è lo stesso paziente che sottovaluta i sintomi. Questo perché tende a confonderli e ad attribuirli ad una forma di stress. Di conseguenza, il soggetto colpito non dà importanza ai primi segnali, li trascura per lungo tempo o – peggio ancora – tenta di improvvisare terapie generiche, senza però andare ad agire sulla reale causa.

Tutto ciò porta ad evitare la colonscopia, tanto “temuta” dal paziente quanto però essenziale per la diagnosi.

Cosa causa l’insorgenza delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali?

La causa è sconosciuta ma si pensa ad un insieme di fattori scatenanti:

  • La predisposizione genetica.
    Sono stati individuati circa 160 geni di suscettibilità che mostrano mutazioni nei soggetti con MICI.
  • I fattori ambientali.
    Una dieta ricca di grassi e proteine animali, carboidrati ed additivi come conservanti e coloranti, e povera di fibre può essere tra le cause.
  • Una anomala attivazione del sistema immunitario ed enteroendocrino verso uno specifico antigene.
    Questo antigene ancora non è stato identificato in maniera univoca, ma si presume che appartenga al microbiota, ovvero alla comunità di batteri, funghi e virus che colonizza il tubo digerente, soprattutto nel tratto terminale.

In pratica, una causa delle MICI potrebbe essere proprio il disequilibrio all’interno del microbiota o una modificazione dei suoi microrganismi, con conseguente aumento dell’adesività alle mucose, invasività e colonizzazione delle cellule intestinali, oltre a cambiamenti del metabolismo microbico e di conseguenza, anche dell’ospite.

Tutti questi fattori potrebbero agire in concerto e avviare una risposta infiammatoria.

Viceversa, è anche ipotizzabile che le MICI stesse portino un certo grado di disbiosi che potrebbe alimentare il perpetuarsi della infiammazione e delle riacutizzazioni.

Il microbiota influenza le Malattie Infiammatorie Croniche intestinali (MICI): cosa dicono gli studi

Il microbiota “normale” è costituito da Firmicutes (49-76%) e Bacteroidetes (16-23%), seguiti da Proteobacteria e Actinobacteria. (Per approfondimenti, clicca qui: “Il MICROBIOTA”)

Tra le molteplici funzioni, il microbiota:

– fornisce difesa dai patogeni,
– metabolizza e sintetizza nutrienti essenziali all’organismo,
– è fondamentale per lo sviluppo ed il funzionamento corretto del sistema immunitario, – contribuisce all’integrità della barriera mucosa intestinale.

In: Nishida et al
In: Nishida et al
In: Yu et al

I dati della letteratura riportano che:

  • I soggetti con IBD presentano un’alterazione del microbiota, in particolare:
  1. diminuzione dei Firmicutes, specialmente Blautia feacis, Roseburia inulivorans e Faecalibacterium prausnitzii;
  2. aumento dei Bacteroidetes e Proteobacteria, soprattutto la famiglia delle Enterobacteriaceae;
  3. presenza anomala di di Mycobacterium avium, vari ceppi di Escherichia coli e Fubacterium varium.
  • In presenza delle IBD si possono osservare anche modificazioni nel pool di virus e funghi che costituiscono il microbiota:
  1. aumento di batteriofagi (virus che parassitano ed uccidono i batteri) Caudovirales
    1. aumento dei virus delle famiglie Pneumoviridae, Herpesviridae, Hepadnaviridae;
    2. aumento di Candida albicans, Gibberella moniliformis, Alternaria brassicola;
    3. diminuzione del Saccharomyces cerevisiae e Malassezia sympodialis.
  • I soggetti con IBD mostrano un microbiota instabile e mutevole nel tempo, al contrario dei sani ove il microbiota mostra resilienza e stabilità.
  • I soggetti con IBD manifestano:
  1. riduzione dei ceppi coinvolti nella digestione delle fibre alimentari e nella produzione di SCFAs (acidi grassi a catena corta), tra i quali il butirrato, essenziale per l’integrità della mucosa e per il corretto funzionamento del sistema immunitario. Questi ceppi sono rappresentati da: Faecalibacterium prausnitzii, Ruminococcus bromii, Eubacterium rectale.
  2. Aumento di specie come Desulfovibrio, produttrici di composti solforati dannosi.
  • I processi di autofagia (digestione di parte del citoplasma della cellula, in organelli appositi detti lisosomi) risultano alterati. Pertanto l’equilibrio cellulare, la quantità e qualità di proteine espresse vengono meno.
  • Si è visto che questo colpisce:
  1. L’integrità della barriera mucosa intestinale. Di conseguenza, si modifica la permeabilità e il passaggio di sostanze potenzialmente tossiche e dei batteri in circolo, aumentando l’infiammazione e l’attivazione del sistema immunitario in generale.
  2. L’apoptosi o morte cellulare programmata, la produzione e secrezione disostanze battericide, di enzimi, di proteine regolatrici del sistema immunitario e di radicali liberi.
  • I geni coinvolti nella patogenesi delle IBD sono implicati nei processi di riconoscimento ed elaborazione di componenti batteriche, nell’integrità strutturale della mucosa intestinale e nell’autofagia (tra questi: NOD2/CARD15 e ATG16L1, IRGM, ECM1, LAMB1, ecc.).
  • L’esposizione precoce, cioè durante l’infanzia ed in particolare nel primo anno di vita, agli antibiotici, con alterazione del microbiota, aumenta il rischio di sviluppare le MICI.
In: Amoroso et al

Come è possibile prevenire e curare le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali grazie al Microbiota?

Alcune preparazioni di probiotici si sono dimostrate utili sia per giungere alla remissione, in aggiunta alle terapie convenzionali, sia nel ritardare le riacutizzazioni. Questo si è visto soprattutto nella Colite Ulcerosa, anche se non ci sono ancora conclusioni definitive in merito.

Un’altra soluzione interessante e sotto indagine è rappresentata dal ripristino dell’equilibro microbiotico attraverso il trapianto fecale.

Ricordiamo che in Italia, il Policlinico Agostino Gemelli di Roma è stato il primo polo ad effettuare il trapianto fecale.

Sulla base degli studi effettuati, è stato possibile sviluppare poi un prodotto che trova origine proprio per imitazione del microbiota di un donatore sano di feci.

Stiamo parlando del MASUROTA®.

Frutto di studi clinici e della collaborazione proprio tra il Policlinico Agostino Gemelli di Roma con Deltha Pharma e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, il MASUROTA® contiene al suo interno specifici microorganismi probiotici selezionati, che si sono rivelati capaci di modificare in modo positivo la composizione del microbiota dei pazienti cui sono stati somministrati.

Il MASUROTA® nasce cosìper favorire il corretto ripristino del microbiota intestinale ed aiutare l’organismo a prevenire gli squilibri collegati ad una sua alterazione.

Scopri i benefici del MASUROTA

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