Le terapie farmacologiche possono danneggiare il microbiota: è possibile evitarlo?

Il microbiota intestinale è l’insieme dei microrganismi residenti a livello dell’intestino, in particolar modo nell’ultimo tratto. 

Consiste in batteri, virus e funghi che non sono patogeni, ma commensali e per lo più simbionti, ovvero in condizioni di equilibrio apportano funzioni fondamentali senza le quali la nostra vita sarebbe gravemente messa a rischio.

Ricordiamo infatti che il microbiota coordina processi importanti, in quanto:

  • mantiene l’integrità della mucosa intestinale
  • modula la risposta immunitaria,
  • contribuisce all’assorbimento di sostanze nutrienti

aiuta il metabolismo degli zuccheri (da qui il suo legame con la sindrome metabolica, il diabete e l’obesità

  • influenza alcuni ormoni (serotonina, ma anche testosterone, ad esempio). 

Molte altre funzioni sono ancora oggetto di studio, ad ogni modo sembrerebbe coinvolto in eventi collegati a:

  • asse intestino-cervello, 
  • patologie neurodegenerative, come il Parkinson e l’Alzheimer; 
  • allergie e malattie autoimmuni, come la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide.

IL MICROBIOTA SVOLGE FUNZIONI ESSENZIALI PER LA NOSTRA VITA: ECCO QUALI

Potremmo riassumere le principali attività del microbiota in:

  1. DIFENSIVA: mantenimento della barriera intestinale; produzione di batteriocine e proteasi; competizione per le sostanze nutrienti con microrganismi non residenti e potenzialmente dannosi; sviluppo ed attivazione dell’immunità innata e specifica a difesa dei patogeni.
  1. STRUTTURALE: crescita, sviluppo e mantenimento delle strutture della mucosa intestinale (dalle singole cellule ai villi, fino alle “giunzioni serrate” utili per la salvaguardia di una corretta permeabilità e funzione dell’intestino).
  1. METABOLICA: la flora residente collabora a importanti processi biosintetici, come la produzione di vitamine del gruppo B e K e la sintesi di aminoacidi; provvede alla trasformazione degli acidi biliari; permette la fermentazione e quindi l’utilizzo di fibre e sostanze non altrimenti digeribili.

Importante è anche il suo ruolo nella produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA), utili per il benessere e l’equilibrio del microbiota stesso, ma anche per la stabilità della mucosa intestinale e la regolazione dei processi infiammatori locali.

EUBIOSI E DISBIOSI: COME CAMBIA IL NOSTRO MICROBIOTA

Noi tutti nasciamo già forniti di un ricco microbiota, che si modifica nel corso della vita e diventa “maturo” verso i tre anni.

Nella sua evoluzione risente di fattori come: le influenze ambientali, il tipo di alimentazione, le abitudini e lo stile di vita, nonché delle patologie in cui possiamo incorrere. 

E soprattutto alcuni farmaci: le terapie farmacologiche alle quali ci sottoponiamo tutti prima o poi nel corso della vita possono alterare lo stato del microbiota.

Se in condizioni di salute ed equilibrio del microbiota si parla di uno stato di EUBIOSI, in presenza di fattori disturbanti, però, la pacifica convivenza tra le specie microbiche residenti può alterarsi e si può giungere alla cosiddetta DISBIOSI.

La disbiosi è un’alterazione della flora batterica intestinale caratterizzata dalla presenza eccessiva e dalla crescita anomala di specie potenzialmente patogene, come i Clostridi e gli Enterobatteri. Questi microorganismi nocivi sfuggono al controllo, a danno di quelli normalmente in prevalenza e benefici, portando ad una generale riduzione della varietà e quantità delle specie microbiche presenti.

Le cause della DISBIOSI possono essere varie:

  1. Fattori interni: infiammazione locale, alterazione dell’integrità della mucosa intestinale con aumento della permeabilità, disturbi del sistema immunitario e varie patologie.
  1. Fattori esterni: dieta scorretta, assunzione di farmaci, stress e stile di vita disordinato, fumo, esposizione a veleni e inquinanti.

COME SI CAPISCE DI AVERE UNA DISBIOSI INTESTINALE?

In generale, le disbiosi sono caratterizzate in forma più o meno severa da:

  • Diarrea (circa 30% dei casi) o alternanza di diarrea e stipsi;
  • Dolore addominale, malessere;
  • Gonfiore intestinale, flatulenza;
  • Malessere, nausea, inappetenza
  • Malassorbimento, carenza di nutrienti (ad es di vitamine del gruppo B e K).

Come abbiamo già detto, è molto facile scombussolare il microbiota, causando una disbiosi.

Basti pensare alla vita moderna che conduciamo, in particolare agli orari poco regolari, al cibo non sempre sano, ai ritmi frenetici che abbiamo… Già questo basterebbe.

Ma invece c’è di più: le indagini dicono che un farmaco su quattro può scatenare la disbiosi – per azione diretta o meno sui microrganismi residenti – con conseguente riduzione della loro numerosità. 

Questo porta alla proliferazione incontrollata dei batteri non proprio benevoli e una prova del fatto è la classica diarrea post antibiotico che si manifesta in seguito ad un aumento dei Clostridi (soprattutto il Clostridium difficile) il cui metabolismo non favorisce il nostro benessere intestinale.

E dunque l’antibiotico causa il venir meno delle funzioni normalmente svolte dal microbiota sano.

I FARMACI PIÙ DIFFUSI E IL LORO EFFETTO SUL MICROBIOTA

Vediamo ora quali sono i farmaci più utilizzati e le conseguenze che scatenano causando un’alterazione del microbiota intestinale:

  1. ANTIBIOTICI

Provocano la diminuzione delle specie benefiche e l’aumento di quelle potenzialmente dannose (vedi figura). 

In particolar modo, causano una disbiosi le: amminopenicilline (amoxicillina), le cefalosporine di II e III generazione, la clindamicina. Un po’ meno aggressivi sono i chinoloni e gli amminoglicosidi.

  1. INIBITORI DI POMPA PROTONICA (PPI: i “protettori gastrici”)

Sono responsabili della variazione del pH e di una crescita batterica non regolare, con possibile modificazione dell’equilibrio naturale del microbiota. 

Se non trattata, la disbiosi da PPI può diventare una SIBO: Small Intestinal Bacterial Overgrowth, ovvero una condizione nella quale i microrganismi di norma ospitati nel colon risalgono il canale intestinale e iniziano a moltiplicarsi nell’intestino tenue.

  1. ANTINFIAMMATORI NON STEROIDEI (FANS: ibuprofene, ketoprofene, naprossene)

Determinano un aumento delle Enterobacteriacee che, come abbiamo visto, sono delle specie patogene.

  1. METFORMINA

Diminuzione di Bacillus fragilis, il che comporta sempre uno squilibrio della flora intestinale.

  1. STATINE

Diminuzione dei Lattobacilli benefici.

  1. ANTIPSICOTICI ATIPICI (di II generazione, per il trattamento del disturbo bipolare e della schizofrenia)

Alterazione di numero e biodiversità del microbiota.

  1. OPPIOIDI (morfina)

Modificazione della barriera intestinale e traslocazione in circolo di batteri.

Variazione della composizione del microbiota dopo terapia con amoxicillina ed acido clavulanico. 

MacPherson et al. Gut Bacterial Microbiota and its Resistome Rapidly Recover to Basal State Levels after Short-term Amoxicillin-Clavulanic Acid Treatment in Healthy Adults. Sci Rep 8, 11192 (2018). https:// doi.org/10.1038/s41598-018-29229-5

COME PROTEGGERE IL MICROBIOTA DAI FARMACI: QUALCHE SUGGERIMENTO

Cosa fare in caso di terapia farmacologia? 

Sicuramente non si possono e non si devono evitare le terapie mediche laddove prescritte e necessarie, però si può associare un buon probiotico e prebiotico che sostenga, nutra, arricchisca e protegga il microbiota.

Ecco come puoi riconoscere un buon probiotico:

Per dare un quadro più completo, riportiamo la definizione del Ministero della Salute: 

“I probiotici sono microrganismi vivi non patogeni che, una volta ingeriti in quantità adeguata (almeno 109 microrganismi per dose giornaliera, per almeno uno dei ceppi contenuti), sono in grado di colonizzare l’intestino e di avere un’influenza positiva sull’equilibrio del microbiota intestinale e sul benessere dell’ospite”.

Ogni ceppo probiotico, in pratica, determina un effetto specifico, legato alle sue caratteristiche metaboliche.

In più, se assunto in concomitanza con un antibiotico, deve risultare antibiotico resistente, in modo da risultare protetto dall’azione distruttiva del farmaco.

Per quanto tempo va assunto?

Dipende ovviamente dalla terapia che si sta seguendo.

Nel caso degli antibiotici, si dovrebbe assumere il probiotico dall’inizio e fino a 12-15 giorni dopo il termine. È comunque sempre consigliabile far riferimento al proprio medico curante.

COME SCEGLIERE UN PROBIOTICO FUNZIONALE AL BENESSERE DEL MICROBIOTA

Quando si sceglie un prodotto in commercio a base di probiotici bisogna prestare attenzione alle specie microbiche inserite e ai criteri secondo quali sono state selezionate.

Assicurati di controllare sempre:

  • Tipo e varietà dei ceppi presenti: ogni ceppo deve essere depositato, ovvero la sua mappa genetica e le caratteristiche fenotipiche (=funzionalità) devono essere note ed identificabili in maniera univoca.
  • Corretta denominazione in etichetta, del ceppo e della quantità presente, nel rispetto delle denominazioni validate da organismi internazionali.
  • Sicuro per l’impiego nell’uomo e compatibili con l’ambiente gastrointestinale (resistenza, per esempio, agli acidi biliari).
  • NON portatore di antibiotico-resistenza acquisita e/o trasmissibile ma resistenti all’antibiotico che si sta eventualmente assumendo.
  • Vive, attive e vitali a livello intestinale:
  1. in quantità tale da giustificare gli effetti benefici;
  2. preparati in modo da superare la barriera gastrica con il suo pH acido;
  3. in grado di aderire alla mucosa intestinale, moltiplicarsi e colonizzarla.

Un prodotto che rispetta tutti questi criteri rigorosi e di estrema importanza per assicurarne l’efficacia è il MASUROTA®:

frutto di un progetto di collaborazione ad alto livello, tra Deltha Pharma, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Policlinico Agostino Gemelli di Roma, si tratta di formulazione unica sviluppata proprio per imitazione del microbiota di un donatore sano.

MASUROTA® è un consorzio di 9 ceppi probiotici ad alto dosaggio, in 2 formulazioni, rispettivamente di 25 e 50 miliardi di cellule vive e vitali, associate al prebiotico inulina.

Ogni ceppo presenta caratteristiche benefiche peculiari, tra cui la competizione con ceppi patogeni, il mantenimento del corretto pH, il supporto al sistema immunitario e la conservazione dell’integrità mucosale, come descritto in letteratura.

Una formulazione che contiene ben 9 ceppi batterici con mappa genetica depositata presso l’EFSA, capaci di attraversare l’intestino – grazie alle capsule gastroresistenti con le quali viene realizzato il prodotto – e di colonizzare la mucosa intestinale.

La composizione relativa ai ceppi utilizzati è unica sul mercato: il suo brevetto è attualmente depositato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Scopri di più sul MASUROTA®

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