Abbiamo già visto come il microbiota venga influenzato da alcuni farmaci, che possono indurre uno stato di disbiosi.
Però bisogna tenere presente che non solo il microbiota “subisce” l’azione del farmaco, ma si comporta in modo attivo, come un vero e proprio “organo metabolico”.
Questo perché la flora intestinale è VIVA e VITALE nei confronti di ciò che ingeriamo: sia esso cibo ed i suoi additivi/ coloranti, che farmaci.
Il ruolo del microbiota nei confronti del cibo, dei nutrienti e delle sostane naturali, è il risultato dell’evoluzione e, dunque, svolge un compito positivo: realizza un mutuo vantaggio per l’ospite e per l’ospitato (ovvero la comunità microbica che trova un ambiente protetto e ricco di sostanze nutritive).
Diversa potrebbe essere la condizione in cui il microbiota viene a contatto con i farmaci o molecole create dall’uomo.
La reazione in questo caso potrebbe essere sia positiva (ad esempio potenziamento dell’efficacia) ma anche negativa (metabolizzazione ed inattivazione).
Ad ogni modo, non è questo il punto: il messaggio principale da cogliere è che il risultato reale delle terapie potrebbe essere diverso da quello teorizzabile, soprattutto se ci si può basare soltanto sui dati di farmacocinetica e farmacodinamica raccolti che, al momento, non contemplano la presenza del microbiota.
Meglio ancora, sarebbe da interrogarsi sulla seguente questione:
le trasformazioni dei farmaci sono note, ma quante di queste sono operate dal microbiota?
In realtà, la ricerca ha già iniziato a indagare la FARMACOMICROBIOMICA, ovvero lo studio dell’interazione tra il microbiota ed i farmaci.
L’applicazione nella pratica di questi concetti necessita ancora di molto lavoro.
Per ora, di certo ci sono solo dati sottostimati. Basta pensare che il corredo genetico dei 100 trilioni di microrganismi e le loro possibilità di produrre vari enzimi sono vastissime, conferendo al tratto gastrointestinale un potenziale metabolico enorme, di cui però ancora non conosciamo molto.
La Farmacomicrobiomica si pone a questo punto come una scienza che studia l’effetto del microbiota intestinale, in rapporto alla farmacodinamica e alla farmacocinetica.
Ricordiamo che la FARMACOCINETICA studia la durata e l’intensità dell’effetto del farmaco, attraverso i passaggi di: assorbimento, distribuzione, biotrasformazione ed eliminazione. Cioè in definitiva, analizza come l’organismo reagisce al farmaco.
La FARMACODINAMICA, invece, si occupa di valutare le interazioni dei farmaci a livello cellulare e chimico, assieme ai suoi effetti e al meccanismo di azione.
Dunque, si concentra su come il farmaco agisce nell’organismo.
Se il farmaco modifica il microbiota, è vero anche il contrario
È stata dimostrata la bidirezionalità tra farmaci e microbiota: se il secondo può modificare il primo, è anche vero l’inverso.
Sappiamo, infatti, che assumere un antibiotico – e dunque perturbare il microbiota – può interferire con le altre terapie.
Ma in che misura?
Viene da chiedersi, poi, se anche il cibo potrebbe avere lo stesso effetto: è noto che ci sono interferenze di alcuni cibi su alcuni farmaci, ma è opera del microbiota o è solo un effetto biochimico?
A questo punto è corretto fare anche una precisazione. Il discorso legato all’interazione farmaco-microbiota si riferisce a OGNI microbiota, anche se, data la sua abbondanza nell’organismo, si fa normalmente riferimento a quello intestinale.
Tuttavia, ogni distretto ha la sua quota di “ospite”.
Per cui, estendendo il discorso, verrebbe da farsi delle domande più ampie.
Ad esempio, mi potrei chiedere se l’effetto della crema antirughe che la amica continua ad utilizzare dicendo che “funziona bene” – mentre a me non ha dato risultati soddisfacenti – possa avere relazione con i microrganismi presenti sulla nostra cute.
In effetti basta pensarci: i farmaci, i prodotti cosmetici ed i supplementi alimentari non sempre danno lo stesso risultato a tutti!
Il discorso si ricollega anche ai farmaci che subiscono delle trasformazioni: infatti alcuni sono formulati come precursori e vengono attivati solo dopo l’assunzione orale, ad esempio.
La questione è capire quanto di ciò che abbiamo appena discusso sia ascrivibile al microbiota.
Le domande aperte diventano allora:
- Quali meccanismi molecolari sono coinvolti?
- Quali specie microbiche?
- Che impatto su queste interazioni ha l’ambiente e la costituzione dell’ospite umano?
- È una condizione stabile ed ereditabile?
Cioè, se un genitore ha una certa reazione ad un farmaco, anche il figlio potrebbe averla)?
Ecco alcuni esempi di conversione ad opera del microbiota:
In: Jourova L et al. Human gut microbiota plays a role in the metabolism of drugs.
Biomed Pap Med Fac Univ Palacky Olomouc Czech Repub. 2016 Sep; 160(3):317-326.
In: Wilson ID and Nicholson JK. Gut microbiome interactions with drug metabolism, efficacy and toxicity. Transl Res 2017;179:204-22;
In: Weersma RK et al. Interaction between drugs and the gut microbiome. Gut 2020;69:1510–1519;
Dalle immagini riportate si possono notare gli effetti del microbiota su farmaci di uso comune come:
– le statine, che presentano efficacia variabile, forse dipendente dalla presenza nella bile di acidi biliari secondari, dovuti al microbiota;
– protettori gastrici;
– agenti antitumorali, come la ciclofosfamide che induce una morte immunomediata delle cellule tumorali, il cui effetto viene sostenuto da un microbiota sano.
Infine, vorrei sottolineare che tutto questo ha un prezzo.
Le reazioni di trasformazione dei farmaci ad opera del microbiota producono talora dei prodotti di scarto (etanolo, p-cresolo, acido benzoico) che a loro volta:
- Influiscono sull’effetto dei farmaci e/o possono avere effetti irritanti.
- Devono essere eliminati.
Il campo di ricerca resta attivo ed è molto affascinante.
Personalizzare le terapie in funzione del microbiota: realtà o fantascienza?
Con più informazioni, si potrebbe anche ipotizzare di prescrivere terapie individualizzate sulla base della composizione del microbiota per ottenere effetti migliori e più duraturi.
Non si esclude che questo possa essere la direzione del futuro ormai prossimo.
Qualche dato su biomarkers utili è stato già proposto: ad esempio l’attività della nitroreduttasi batterica risulta correla con un miglior assorbimento della berberina. Da qui, la possibilità di assumerla a dosaggi più bassi di quelli oggi proposti (la berberina ha bassa biodisponibilità, dunque ne serve molta per ottenere l’efficacia, con effetti collaterali quali gonfiore e dolore addominale, diarrea/stipsi).
D’altro canto, con interventi sullo stile di vita, alimentari e di integrazione, si potrebbe migliorare e modulare il microbiota, in vista della necessità di sottoporsi a terapie!
Ad ogni modo, un primo passo per un organismo in equilibrio e orientato al benessere è legato ad un microbiota sano.
Non tutti gli integratori possono dichiarare di contenere dei veri probiotici (🡪LINK Art. 9: Che cosa sono i probiotici? Scopri le caratteristiche che devono avere per essere definiti tali).
Un prodotto che rispetta tutti questi criteri rigorosi e di estrema importanza per aiutare il corretto ripristino della flora batterica benefica è il MASUROTA®:
frutto di un progetto di collaborazione ad alto livello, tra Deltha Pharma, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Policlinico Agostino Gemelli di Roma, si tratta di formulazione unica sviluppata proprio per imitazione del microbiota di un donatore sano.
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Ogni ceppo presenta caratteristiche benefiche peculiari, tra cui la competizione con ceppi patogeni, il mantenimento del corretto pH, il supporto al sistema immunitario e la conservazione dell’integrità mucosale, come descritto in letteratura.
Una formulazione che contiene ben 9 ceppi batterici con mappa genetica depositata presso l’EFSA, capaci di attraversare l’intestino – grazie alle capsule gastroresistenti con le quali viene realizzato il prodotto – e di colonizzare la mucosa intestinale.
La composizione relativa ai ceppi utilizzati è unica sul mercato: il suo brevetto è attualmente depositato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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REF
- Feng W et al. Targeting gut microbiota for precision medicine: focusing on the efficacy and toxicity of drugs. Theranostic 2020;10(24):11278-11301;
- Jourova L et al. Human gut microbiota plays a role in the metabolism of drugs. Biomed Pap Med Fac Univ Palacky Olomouc Czech Repub. 2016 Sep; 160(3):317-326;
- Li H et al. Influence of gut microbiota on drug metabolism and toxicity. Expert Opin Drug Toxicol 2016:12(1):31-40;
- Li X et al. Microbiota as an “invisible organ” that modulates the function of drugs. Biomed&Pharmacother 2020;121:109653;
- Weersma RK et al. Interaction between drugs and the gut microbiome. Gut 2020;69:1510–1519;
- Wilson ID and Nicholson JK. Gut microbiome interactions with drug metabolism, efficacy and toxicity. Transl Res 2017;179:204-22.