I probiotici aiutano il microbiota?

Prendersi cura del proprio microbiota è molto importante, proprio per le funzioni che svolge e per il suo ruolo di protagonista nel nostro organismo (leggi anche: “7 ottimi motivi per prendersi cura del proprio microbiota”)

Il MICROBIOTA è un complesso di microrganismi che popolano il nostro corpo, anche se in genere si fa riferimento al MICROBIOTA INTESTINALE, che rappresenta il comparto più vasto e maggiormente studiato.

Qui sono presenti 100 trilioni di microrganismi, tra i quali batteri dei generi Firmicutes, Bacteroides, Proteobacteria, ecc., ma anche virus, batteriofagi e funghi.

La flora batterica svolge un ruolo essenziale per tutto l’organismo

 

Chiamato in precedenza “flora batterica”, il microbiota intestinale costituisce un proprio e vero organo metabolico che è essenziale per la vita.

Tra le funzioni assolte troviamo:

  • Supporto per la digestione delle fibre alimentari;
  • Produzione di substrati essenziali, come la vitamina K e B12;
  • Produzione di sostanze di difesa contro i patogeni non residenti;
  • Elaborazione di SCFAs, acidi grassi a catena corta (propionato, butirrato).

Un importante ruolo correlato riguarda il mantenimento di una mucosa intestinale sana e selettiva, che non lascia cioè passare qualsiasi cosa ingerita, ma opera una cernita a seconda di ciò che serve.

  • Dialogo con il sistema immunitario intestinale.Il microbiota a questo proposito svolge un ruolo importante, poiché insegna a distinguere cosa può passare e cosa invece dev’essere ostacolato e combattuto.

Cosa succede se il microbiota “si ammala”?

 

Come potrebbe accadere per qualsiasi altro organo, anche il microbiota cambia col tempo e rischia di ammalarsi.

In particolare può verificarsi uno squilibrio tra le specie che lo compongono, situazione che prende il nome di “DISBIOSI”.

Le cause più comuni della disbiosi sono:

  • uno stile di vita scorretto,
  • una alimentazione non equilibrata,
  • medicinali,
  • droghe,
  • inquinamento.

Se si verifica questa situazione può diventare un grosso problema, perché gli effetti della disbiosi possono farsi sentire, anche in modo inaspettato!

Infatti le azioni “locali” del microbiota hanno delle ricadute a livello sistemico, ovvero possono coinvolgere tutto l’organismo. Se in condizioni normali il microbiota non permette l’ingresso di sostanze nocive, una sua alterazione potrebbe invece portare ad un’attivazione inappropriata della risposta immunitaria, che andrebbe a creare dei punti di infiammazione a distanza.

Ne sono un esempio le ricerche che legano la disbiosi a:

Come mantenere il microbiota in equilibrio a favore della nostra salute

 

Per mantenere sano il microbiota o per favorire un suo ripristino in caso di alterazione, si ricorre ai PROBIOTICI, ovvero preparazioni di microrganismi “buoni” la cui funzione è proprio quella di ristabilire lo stato di equilibrio del nostro intestino (Se vuoi sapere come scegliere un buon probiotico leggi qui: “Che cosa sono i Probiotici”).

L’idea di integrare la nostra dieta con i probiotici risale al 1908 ed è opera di un biologo russo, Elie Metchnikoff.

Elie aveva notato che i pastori del Caucaso godevano di particolare longevità e, dopo aver collegato questo fattore con il loro alto consumo di yogurt, aveva dedotto che la causa di tale benessere potesse essere determinata dai batteri vivi presenti, i cosiddetti fermenti lattici.

Un altro caso studio viene fatto risalire sempre all’inizio del Novecento, quando si osservò una diminuzione dei Bifidobatteri nei bimbi con diarrea.

 

Fa davvero bene assumere probiotici attraverso alimenti e integratori che li contengono?

 

Le istituzioni ci vengono in aiuto elaborando regole e profili di sicurezza per la scelta, produzione e commercializzazione dei probiotici.

È importante che sia il prescrittore che il consumatore finale abbiano consapevolezza di cosa si acquista e si assume.

Anche per questo, nel 2017 alcuni ricercatori italiani dell’Università statale di Milano hanno stilato delle semplici regole guida nella scelta dei probiotici.

Partendo dalla definizione FAO/OMS del 2001:

I probiotici sono organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, possono apportare un beneficio alla salute dell’ospite”.

Si è concluso che:

  • La quantità adeguata per ottenere una colonizzazione temporanea è stimata in almeno 109 cellule vive. Si parla quindi di 1 miliardo di batteri al giorno di un solo ceppo. Se l’alimento/integratore è multiceppo, ovvero contiene più specie, almeno una deve essere di questa portata.
  • Organismi vivi significa che devono resistere al passaggio attraverso lo stomaco e non venir intaccati dai succhi acidi e dalla bile. Pertanto le formulazioni per essere efficaci devono essere gastroresistenti.
  • Gli organismi devono anche essere vitali, cioè in grado di colonizzare e moltiplicarsi nell’intestino.
  • Devono essere sicuri, ovvero:

 – di origine certificata,
– iscritti nei registri appositi,
– con mappa genetica nota,
– non portatori di resistenze ad antibiotici o tossine,
– ecc.

  • Devono avere efficacia clinica documentata.

Da qui si può dedurre poi che i derivati dei batteri e i microrganismi non viventi non sono probiotici.

Anche i fermenti lattici che non sopravvivono al passaggio nello stomaco, non possono essere considerati probiotici.

Che caratteristiche deve avere un alimento/integratore con probiotici?

Trovare risposta a questa domanda non è poi così semplice.

Gli studi riguardanti l’impatto dei probiotici sul microbiota intestinale non sono molti, né è cosi facile analizzare una comunità di microrganismi molto diversificata e che assolve tante funzioni.

I risultati sono comunque incoraggianti, poiché i ceppi soprattutto di Bifidobacterium, Lactobacillus, Streptococcus e del lievito Saccharomyces cerevisiae hanno mostrato buoni risultati.

Quello che emerge, comunque, è che si va verso una “next generation” di probiotici: a fronte di apportare beneficio e quindi dare risultati osservabili nei pazienti (riduzione della diarrea ad esempio), i probiotici dovrebbero interagire con il microbiota nativo ripristinando la composizione ottimale e l’equilibrio fra le specie residenti originali.

Gli studi si stanno concentrando dunque su quelle specie che ancora non sono state approvate come “probiotici” (come Akkermansia municiphila o Faecalibacterium prausnitzii) ma che tuttavia si sono mostrate importanti negli studi.

Ci aspettiamo quindi che nuovi ceppi probiotici vengano via via approvati e che le formulazioni diventino sempre più ricche, adeguate al soggetto destinatario e mirate al campo di applicazione (patologia) desiderato.

Una cosa è oggi certa: non basta prendere dei fermenti lattici qualsiasi per aiutare il microbiota intestinale a lavorare correttamente. Servono dei probiotici davvero funzionali e più i ceppi selezionati sono coerenti con il microbiota naturalmente presente nel nostro corpo, maggiore sarà l’efficacia.

Dalla ricerca Deltha Pharma in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Policlinico Agostino Gemelli di Roma nasce MASUROTA®, un integratore alimentare disponibile in due varianti, entrambe ad alto dosaggio: 25 miliardi di cellule vive e 50 miliardi di cellule vive.

Una formulazione che contiene ben 9 ceppi batterici con mappa genetica depositata presso l’EFSA, capaci di attraversare l’intestino – grazie alle capsule gastroresistenti con le quali viene realizzato il prodotto – e di colonizzare la mucosa intestinale.

La composizione relativa ai ceppi utilizzati è unica sul mercato e lo dimostra il brevetto attualmente depositato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Frutto di studi clinici avanzati, il MASUROTA® favorisce il corretto equilibrio della flora batterica intestinale e supporta il suo naturale ripristino in caso di squilibri e disbiosi.

Scopri di più sul Masurota

 

 

Bibliografia

  • Satokari R. Modulation of gut microbiota for health by current and next-generation probiotics. Nutrients 2019;11:1921
  • Toscano M et al. A consumer’s guide for probiotics: ten golden rules for a correct use. Dig Liver Dis 2017;49(11):1177-84
  • Tsai YL et al. Probiotics, prebiotics and amelioration of disease. J Biom Sci 2019;26:3
  • Wieers G et al. How probiotics affect the microbiota. Frontiers in Cell and Infection Microbiology 2020;9:Art 454