Il microbiota e il suo ruolo nelle malattie neurodegenerative

Le malattie neurodegenerative sono una serie di condizioni che colpiscono i neuroni del cervello umano.

La gravità di queste patologie è correlata non solo alla delicatezza ed importanza dell’organo interessato, ma anche al fatto che i neuroni cerebrali, quando subiscono dei danni o muoiono, non possono essere sostituiti.

Pertanto, le malattie neurodegenerative sono patologie debilitanti, spesso progressive e non curabili.

 

A seconda del gruppo di neuroni interessato, i disturbi che provocano riguardano:

  • il movimento e la coordinazione generalmente chiamati “atassie”;
  • la sfera cognitiva le cosiddette “demenze”.

Le malattie neurodegenerative possono essere, inoltre:

  • genetiche, determinate da mutazioni del DNA e quindi trasmissibili. Tra queste, la Corea di Huntington e alcune forme di Alzheimer precoce.

oppure

  • sporadiche, in genere ad insorgenza più tardiva, non legate a variazioni del codice genetico ma generalmente all’invecchiamento.

LE PRINCIPALI MALATTIE NEURODEGENERATIVE: ECCO QUALI SONO

Tra le malattie oggi note e più diffuse, troviamo:

Alzheimer (AD)

È la forma di demenza più comune dopo gli 80 anni e solo in piccola percentuale (5%) da causa genetica, con insorgenza prima dei 65 anni.

Si manifesta con disturbo della memoria a breve termine ed evolve con disorientamento nel tempo e nello spazio, disturbi del linguaggio e dell’attenzione, difficoltà nelle relazioni sociali, perdita di autonomia.

Parkinson (PD)

Seconda demenza più diffusa dopo l’Alzheimer, è caratterizzata dall’accumulo nei neuroni dei Corpi di Lewy, che sono degli aggregati proteici.

I primi neuroni ad essere colpiti da questa patologia sono quelli responsabili della produzione di dopamina.

Di conseguenza, le manifestazioni tipiche sono: la rigidità, i tremori, la difficoltà ad iniziare i movimenti ed a cambiare direzione di marcia (per esempio), ma anche disturbi del sonno e deficit cognitivo.

È la patologia per cui sono state elaborate con più successo delle terapie.

Demenza frontotemporale

Tende a insorgere tra i 40 ed i 65 anni e si manifesta con:

apatia, disinibizione e modificazione della personalità e del linguaggio o difficoltà a comprendere il significato delle parole e riconoscere i volti.

La memoria e l’orientamento sono invece preservati.

Malattie dei motoneuroni (MND) o Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA)

Sporadica nei 95% dei casi, comporta la perdita progressiva del controllo delle attività muscolari: dall’ipertono e spasmi, alla debolezza, crampi, perdita di funzione nei movimenti e nella respirazione.

In genere, non si ha dolore e le funzioni degli organi di senso, sessuali, i movimenti oculari e l’equilibrio restano intatte.

Il celebre fisico Stephen Hawking aveva questa patologia.

Morbo di Huntington (HD)

Malattia ereditaria che si manifesta tra i 30 ed i 50 anni, a lento decorso, caratterizzata da degenerazione dei neuroni dei gangli della base e della corteccia cerebrale. Questo provoca movimenti involontari (corea, tic), rigidità e difficoltà nella parola e nella deglutizione, alterazione del comportamento (ansia, apatia, depressione, comportamento suicidario) e decadimento cognitivo.

Sclerosi Multipla

È una malattia neurodegenerativa della giovane età (si manifesta in genere tra i 20 ed i 40 anni) a base autoimmune, caratterizzata da un processo infiammatorio che danneggia sia i neuroni che la mielina e gli oligodendrociti.

I sintomi sono vari a seconda del distretto colpito, così come il decorso della malattia.

IL MICROBIOTA INTESTINALE HA UN RUOLO ANCHE IN CAMPO NEUROLOGICO?

Sembrerebbe di sì.

Esiste infatti il cosiddetto ASSE INTESTINO-CERVELLO, un canale di comunicazione bidirezionale tra microbiota e sistema nervoso che si avvale di due meccanismi:

  • Comunicazione diretta, tramite le fibre nervose intestinali connesse al sistema nervoso centrale: stimolazione retrograda del nervo vago e segnali lungo le fibre nervose simpatiche e parasimpatiche.
  • Comunicazione indiretta, tramite ormoni e sostanze elaborate dai cibi a livello intestinale, quali:
    • acidi grassi a catena corta (SCFAs)
    • aminoacidi (Triptofano)
    • vitamine
    • neuropeptidi e neurotrasmettitori (sostanza P, acetilcolina, serotonina, GABA-acido gamma-amminobutirrico)

Tutte queste sostanze influiscono sul sistema immunitario e sul metabolismo, sulla integrità della barriera ematoencefalica e, a seguire, sulla funzionalità cerebrale.

Pertanto, le variazioni del microbiota – o un chiaro stato di disbiosi – comportano uno squilibrio nei normali livelli di tali prodotti e un aumento di sostanze infiammatorie. Di conseguenza, ne risente in primis la mucosa intestinale che viene lesa e, a seguire, permette il passaggio in circolo di sostanze normalmente non presenti, tra le quali le tossine batteriche (come il lipopolisaccaride) e prodotti normalmente destinati allo scarto, come l’ammoniaca, l’acido lattico ed altre sostanze neurotossiche.

Pertanto, il microbioma sarebbe capace di modulare la neuroinfiammazione, che influisce negativamente non solo sui neuroni ma anche sulle altre cellule del sistema nervoso centrale (glia), che sono essenziali per il sostegno, il benessere e la difesa dell’integrità neuronale.

La GLIA O NEUROGLIA è un complesso di cellule del sistema nervoso centrale, tra cui:

  • Oligodendrociti e cellule di Schwann, che producono la guaina mielinica
  • Astrociti, che regolano l’ambiente esterno ed il suo contenuto in ioni (potassio) per il corretto funzionamento dei neuroni
  • Microglia, ovvero macrofagi, deputati alla difesa dei neuroni per fagocitosi di patogeni, ad esempio

L’IMPORTANZA DEL MICROBIOTA PER IL SISTEMA NERVOSO CENTRALE

L’importanza del microbiota sul benessere e funzionalità del sistema nervoso centrale è stata dimostrata in diversi studi.

  1. Secondo numerosi report, il microbiota di soggetti con malattie neurodegenerative è diverso da quello dei soggetti sani.
  2. Altri studi mostrano che le funzioni cerebrali, l’integrità strutturale del sistema nervoso centrale e la presenza di neuroinfiammazione sono influenzate dalla presenza e dalla qualità del microbiota.

È stato ipotizzato che l’Alzheimer inizi, in realtà, a livello intestinale, a causa di un accumulo degli aggregati beta-amiloidi.

Da qui poi si definirebbe nel sistema nervoso centrale, con la deposizione nei neuroni di questi ultimi, per traslocazione.

Nel Parkinson la correlazione è suggerita dal fatto che sono tipici i disturbi gastrointestinali.

Modelli murini mostrano una ridotta quota di Firmicutes e Clostridiales rispetto ad un’abbondanza di Proteobacteriacee ed Enterobacteriacee.

Anche in modelli di Sclerosi multipla, il microbiota appare alterato, con riduzione dei taxa Bacteroidetes, Clostridium, Fecalibacterium e Prevotella.

Inoltre, è stato osservato che:

  • Il comportamento varia dopo trattamento con specifici microrganismi;
  • L’utilizzo di antibiotici influenza anche il cervello;
  • I soggetti con malattia infiammatoria intestinale presentano disturbi del sonno e depressione.

COSA SUGGERISCONO GLI STUDIOSI IN TEMA DI PREVENZIONE?

Il mondo scientifico supporta la dieta mediterranea – ricca di fibre – che favorisce la biodiversità ed il benessere del microbiota.

Per il resto, l’idea che il microbiota possa essere un marker nelle malattie neurodegenerative è attraente, ma ancora da verificare.

L’ipotesi che le terapie con probiotici possano contribuire alle strategie per rallentare e migliorare le malattie neurodegenerative, come anche i disturbi del comportamento, è oggetto di studio, ma c’è ancora molta strada da fare.

Ad ogni modo, un microbiota intestinale sano è il primo passo per il mantenimento generale del benessere del nostro corpo.

 

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