La DEPRESSIONE causa una sensazione di tristezza e vuoto così intensa da compromettere le normali attività – anche quelle basilari, come mangiare e dormire – e far perdere l’interesse e il piacere per le attività stesse.
Può essere la conseguenza di un evento drammatico, ma si parla di depressione quando gli effetti sono eccessivi e prolungati nel tempo (oltre il normale: in media da sei mesi e fino a due anni, ripresentandosi più volte nella vita).
Oltre agli eventi drammatici, altri fattori di rischio per la depressione sono:
- Predisposizione familiare: sembra siano implicati disturbi dei neurotrasmettitori, tra i quali la serotonina, la dopamina e la noradrenalina.
- Sesso femminile, a causa delle variazioni ormonali.
- Malattie (ad es. patologie tiroidee, sclerosi multipla, artrite reumatoide, AIDS, schizofrenia) e riduzione dell’autosufficienza.
- Effetto collaterale di alcuni farmaci (betabloccanti, corticosteroidi).
- Perdite, allontanamenti, solitudine.
- Abuso di alcol e di sostanze, quali: sedativi, cannabis, LSD e allucinogeni, morfina e oppiacei, cocaina, tabacco.
La depressione è il secondo disturbo mentale più comune dopo l’ansia.
Si distingue in:
- Disturbo depressivo maggiore (depressione unipolare), la forma più grave;
- Disturbo distimico, più lieve;
- Disturbo bipolare (forma maniaco-depressiva) in cui si hanno alternanza di episodi depressivi e maniacali/ipomaniacali.
L’ ANSIA è un insieme di reazioni cognitive e fisiche in risposta ad uno stimolo minaccioso o percepito come tale, dal quale ci si sente soverchiati, e che mette in allerta l’organismo dal punto di vista fisico e mentale.
Infatti, l’ansia si manifesta con:
- Palpitazione, sudorazione, respiro affannoso, nausea, tremori;
- Senso di allarme, vuoto mentale, produzione di pensieri negativi, attuazione di comportamenti di difesa e chiusura, depersonalizzazione, preoccupazione.
In genere è una situazione passeggera che può anche essere funzionale per reagire o evitare un pericolo.
Tuttavia, in caso di reazioni eccessive e sproporzionate – che interferiscono con le normali attività – si verifica il disturbo d’ansia:
- Fobie
- Disturbo da panico
- Disturbo post-traumatico da stress
- Disturbo d’ansia generalizzato.
Le cause del disturbo d’ansia non sono del tutto note, ma in generale sono legate a:
eventi drammatici, esperienze negative, patologie fisiche, fattori genetici, alcune malattie, alcuni farmaci o sostanze. Proprio come avviene con la depressione…
IL MICROBIOTA INTESTINALE E IL SUO RUOLO SUL SISTEMA NERVOSO
Il microbiota intestinale ha un ruolo anche in campo neurologico/cognitivo/comportamentale.
Esiste infatti il cosiddetto asse intestino-cervello, un canale di comunicazione bidirezionale tra microbiota e sistema nervoso, che si avvale di due meccanismi:
- Comunicazione diretta tramite le fibre nervose intestinali connesse al sistema nervoso centrale: stimolazione retrograda del nervo vago e dal cervello al tubo digerente, tramite le fibre del sistema nervoso autonomo (simpatico-parasimpatico).
- Comunicazione indiretta tramite ormoni e sostanze sia elaborate a livello intestinale sia rilasciate a livello del sistema nervoso centrale, quali:
- acidi grassi a catena corta (SCFAs),
- aminoacidi,
- vitamine,
- cortisolo,
- neuropeptidi,
- neurotrasmettitori: sostanza P, acetilcolina, serotonina, GABA (acido gamma-amminobutirrico) e triptofano.
Queste sostanze influiscono sul sistema immunitario e sul metabolismo, sulla integrità della barriera intestinale ed ematoencefalica e, a seguire, sulla funzionalità cerebrale.
Gli studi hanno dimostrato che le variazioni del microbiota – o un chiaro stato di disbiosi -comportano uno squilibrio nei normali livelli di tali prodotti, e quindi possono influire sull’integrità e funzionalità del sistema nervoso centrale.
D’altro canto, si è visto che anche le sostanze elaborate dal cervello possono modificare il microbiota: la sostanza P, il neuropeptide Y e il CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina) hanno azione antibatterica verso Escherichia coli, Lactobacillus acidophilus e Enterococcus faecalis.
L’importanza del microbiota sul benessere e funzionalità del sistema nervoso centrale è stato mostrato in diversi studi.
Sono infatti ormai numerosi i report che suggeriscono che il microbiota di soggetti con malattie neurodegenerative è diverso da quello dei soggetti sani (vedi Art. 14).
Inoltre, è stato osservato che:
- Il comportamento del soggetto varia dopo un trattamento con specifici microrganismi.
Studi hanno evidenziato un aspetto fondamentale: modelli animali sani, che ricevevano trapianto fecale da animali con alterazioni dell’umore, sviluppavano manifestazioni paragonabili e quelli dell’ansia/depressione.
- I soggetti con malattia infiammatoria intestinale presentano disturbi del sonno e ansia/depressione.
Il meccanismo sembrerebbe collegato con la “chiusura” del plesso coroideo, una barriera per proteggere il cervello da molecole e stimoli infiammatori. Tale isolamento dal resto dell’organismo, tuttavia, produrrebbe alterazioni nel comportamento.
- Nella depressione ci sono livelli alterati di serotonina, GABA, dopamina e noradrenalina che sono prodotti anche dal microbiota.
- Soggetti con depressione e in generale con stress (aumento di adrenalina e cortisolo) hanno una ridotta biodiversità del microbiota:
- Maggiore presenza di specie Bacteroides e Proteobacteria nella depressione;
- Aumento di specie batteriche pro-infiammatorie (Enterobacteriaceae e Desulfovibrio) e diminuzione di specie produttrici di SCFAs (Faecalibacterium).
Probabilmente – data la natura bidirezionale della connessione – non c’è un unico meccanismo, un prima ed un dopo in senso assoluto:
- se arriva prima lo stress, cambia il microbiota;
- se interviene una disbiosi, si può sviluppare ansia/depressione/alterazioni del comportamento e dell’umore tramite una neuroinfiammazione.
IL MICROBIOTA PUÒ AIUTARE A PREVENIRE E RISOLVERE I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO?
L’ipotesi che le terapie con probiotici possano contribuire alle strategie per migliorare i disturbi del comportamento è attraente e gli scienziati sembrano confermarla: una revisione di studi clinici nel 2019 (Yang B et al.) ha mostrato che interventi volti a migliorare il microbiota hanno una ricaduta positiva sui sintomi dell’ansia.
Quindi, anche in questo caso sembrerebbe che un corretto equilibrio del microbiota intestinale sia un primo passo per il benessere del proprio organismo.
Con l’obiettivo di ripristinare il microbiota intestinale e prevenire gli squilibri collegati ad una sua alterazione, nasce MASUROTA®.
Frutto degli studi clinici e dalla collaborazione di Deltha Pharma con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, ha una formulazione unica sviluppata proprio per imitazione del microbiota di un donatore sano.
MASUROTA® è un consorzio di 9 ceppi probiotici ad alto dosaggio, in 2 formulazioni, rispettivamente di 25 e 50 miliardi di cellule vive e vitali, associate al prebiotico inulina.
Ogni ceppo presenta caratteristiche benefiche peculiari, tra cui la competizione con ceppi patogeni, il mantenimento del corretto pH, il supporto al sistema immunitario e la conservazione dell’integrità mucosale, come descritto in letteratura.
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BIBLIOGRAFIA
- https://www.sisc.it/upload_condivisione/2020%20-%201%20GIORNALE%20DELLE%20CEFALEE-1590389956193-20201.pdf
- https://www.istitutobeck.com/depressione/asse-intestino-cervello-e-depressione
- https://www.ilsole24ore.com/art/microbiota-scoperto-legame-infiammazioni-intestinali-e-depressione-AEeY2Wr
- Averina O et al. Bacterial metabolites of human gut microbiota correlating with depression. Int J MolSci 2020 Dec 3;21(23):9234
- Bear T et al. The role Sof the gut microbiota in dietary interventions for depression and anxiety. Adv Nutr 2020 Jul 1;11(4):890-907
- Simpson CA et al. The gut microbiota in anxiety and depression. A systematic review. Clin Psychol Rev 2021 Feb;83:101943
- Yang B et al. Effects of regulating intestinal microbiota on anxiety symptoms: a systematic review. General Psychiatry 2019;32(2):e100056
- Yang et al. Landscapes of bacterial and metabolic signatures and their interaction in major depressive disorders. Sci Adv 2020;6:eaba8555